Murano Illumina il Mondo è il progetto promosso da The Venice Glass Week e Comune di Venezia che, per la prima volta in assoluto, porta in Piazza San Marco un progetto espositivo e che punti i riflettori sul vetro di Murano e il suo futuro.
Dal 24 novembre 2023 al 29 febbraio 2024 si accendono ogni sera, per incantare cittadini e turisti, dodici lampadari frutto della collaborazione tra altrettanti artisti di fama internazionale e nove tra le più prestigiose fornaci muranesi. Questi capolavori originali e rigorosamente realizzati per l’occasione trasformano così Piazza San Marco nello scenario di un vero e proprio intervento di arte pubblica unico al mondo.
Murano Illumina il Mondo è reso possibile grazie alla generosità di artisti e fornaci che hanno creduto nel progetto e alla collaborazione di numerosi sponsor, tra cui: Pentagram Stiftung, Chahan Interior Design, Generali – The Human Safety Net, Bassetto Impianti, Select Aperitivo. Si ringrazia inoltre in particolare il Servizio Produzioni Culturali del Comune di Venezia, Vela e l’Associazione Piazza San Marco.
Il lampadario di Ritsue Mishima e Andrea Zilio, dalla struttura portante metallica che si scorpora in due cerchi concentrici, ha elementi soffiati e specchiati in vetro trasparente, realizzati dalla fornace Anfora, che si compongono in forme frastagliate: guglie, sagome dal vago aspetto spirituale che richiamano la luce. La parte illuminante sarà composta da elementi soffiati e sabbiati all’interno che fungeranno da lampadine.
Il lampadario ideato da Lino Tagliapietra si ispira ai concetti di sostenibilità e di rinnovamento sia dal punto di vista del materiale che intellettuale. Senza ricorrere a nuove soffiature, utilizza sezioni dei suoi vasi tagliati in moduli circolari che evidenziano le differenti tecniche lavorative del vetro. Il design ripropone la composizione delle vetrate a rullo dei palazzi veneziani, mentre la forma richiama una specie di navicella spaziale, ottenuta con l’aiuto di Alessandro Vecchiato.
Michael Craig-Martin – che ha lavorato con Simone Cenedese – ha reso visibile la struttura metallica del lampadario, solitamente nascosta, ricoprendola con centinaia di pezzi di vetro soffiato trasparente e colorato per valorizzare una struttura lineare e priva di decorazioni. Il lampadario ha la struttura di un classico Rezzonico, con lunghe braccia e un ampio centro vuoto: appeso a una singola catena, si dirama in quattro direzioni e crea un senso di assenza di peso.
Philip Baldwin e Monica Guggisberg hanno voluto richiamare colori e forme dei fuochi d’artificio del Redentore, affidandosi ai maestri di Barovier&Toso con cui hanno sperimentato l’utilizzo di nuove tecniche di lavorazione, per realizzare qualcosa che fosse classico e contemporaneo allo stesso tempo. Linee semplici, combinate con l’effetto scintillante delle foglie d’argento, conferiscono al lampadario una grande attualità, pur guardando indietro alla tradizione sia del 19esimo che del 21esimo secolo.
Gli studenti della classe 5A della Scuola Abate Zanetti e il maestro Eros Raffael hanno progettato e realizzato un lampadario protagonista di una rivisitazione minimalista e contemporanea del classico Rezzonico. Concretizzando le conoscenze acquisiste nel percorso di studi in tema di grafica, design, modellazione del vetro, sono stati realizzati elementi in vetro soffiato ispirati all’ambiente lagunare. Le tre braccia, poi, sono state montate su una struttura metallica.
Nella progettazione del suo lampadario, Maria Grazia Rosin ha approfondito il tema della sostenibilità creando uno chandelier autosufficiente con faretti led dotati di piccoli pannelli solari. La cifra estetica dell’opera è data da elementi in vetro soffiato blu, realizzati da Componenti Donà, che si presentano in varie forme e in tutti i toni pastello degli stucchi veneziani, ricoprendo la struttura portante in metallo.
Composto da circa 700 elementi, il lampadario ideato da Silvano Rubino e realizzato da Gianni Seguso in collaborazione con Effetre Murano, è stato concepito per essere realizzato con tubi di vetro in due tonalità di colore acquamarina. I tre cilindri concentrici riprendono i motivi compositivi dei lampadari degli anni Sessanta e Settanta e i tubi, se affiancati, potrebbero formare una linea ideale di circa 350 metri. L’idea di infinito? Si può immaginare che una serie di segmenti sia parte costitutiva di una linea senza fine.
Pae White ha affidato alle mani di Simone Cenedese la realizzazione di un lampadario in cui 72 nastri in vetro di Murano danno forma a un tramonto californiano, momento fugace reso visibile a qualsiasi ora nel cuore di Venezia. L’artista esplora luminosità e transitorietà trasmesse e conservate nel vetro.
Ideato da Marcantonio Brandolini d’Adda, il lampadario – grazie alla struttura realizzata da Paolo Rossetto – è capace di ospitare un ecosistema vegetale autosufficiente, dove piante e terriccio vivono e si alimentano tramite contenitori d’acqua in vetro di Murano e grazie alla luce stessa del lampadario. Il tutto è stato realizzato con la collaborazione di Giacomo Bernello, progettista, e del disegnatore tecnico Alberto Furtack. Il progetto vede partecipare anche l’Università di Padova e la fornace Wave Murano Glass con il maestro Roberto Beltrami.
Il vento e l’acqua sono gli elementi naturali presenti nell’opera di Giorgio Vigna, realizzata da Barovier&Toso: creando un senso di movimento e fluidità, il lampadario sembra muoversi al ritmo del vento o ondeggiare. La scultura luminosa sospesa irradia luce da elementi sfaccettati in vetro cristallo trasparente e incolore, dando vita a un’atmosfera imprevedibile. La struttura, come la nervatura di una foglia, aggiunge movimento e crea connessioni tra mondi naturali.
Il gabbiano, attore vivo della città lagunare, ha ispirato Federica Marangoni nella progettazione, con Simone Cenedese, del suo lampadario. La struttura classica con coppa a soffitto e coppa diffusore più grande in basso, è decorata con ironiche, lunghe gambe e zampe che corrono lungo il tubo centrale, quasi a sostenere la scultura luminosa. Una corona di grandi piume in cristallo riprende un tipico motivo e i quattro portalampada sporgenti sono le teste con lungo becco giallo-arancio e gli occhietti di murrina.
Cornelia Parker si è ispirata al lampadario a sei bracci rappresentato nel famoso dipinto di Jan van Eyck del 1434, I Coniugi Arnolfini e, per replicarlo ha usufruito di una doppia collaborazione. La fornace Salviati ha realizzato il corpo centrale in vetro soffiato, mentre Nicola Moretti ha tradotto in tre dimensioni i contorni traforati e complessi dei bracci grazie a un taglio laser ad acqua su fusione in vetro.